martedì 1 febbraio 2011

Di questi tormentati tempi postmoderni...

Il primo post vi viene gentilmente offerto dal pc (pc! Orrore per noi Macchiani) di una stanza con temperatura tropicale intenzionalmente settata sul 'bollente-umido' per meglio agevolare l'avanzare della bronchite fulminante all'uscita, nel freddo gennaio dell'Anno sponsorizzato 'Sostanzialmente' (embé, non si può sponsorizzare una parola?).
    Sono ad un pc nella stanza tropicale a fingere di compilare un business plan così gli organizzatori del corso - per cui ho dovuto superare una doppia selezione - possono fingere di averlo organizzato e l'ente pubblico che ha scucito può dirsi orgoglioso di averlo reso possibile.

Il lungo preambolo perché su questo blog posso dare libero sfogo alla mia attitudine scrittoria da 'chiacchiera da bar', che magari non interessa a nessuno ma a me sembra l'unico modo di scrivere, a quanto pare - a meno di non annoiarmi io per prima leggendo quello che compare sullo schermo mentre scrivo.

Preambolo finito.
Inizio della parte seria in cui dico perché questo blog 'esiste' e perché io ne sono il Creatore.

Discutendo di postmodernismo con una certa persona che non vi dirò, siamo ovviamente finiti nella  impasse tassonomica: cosa è postmoderno e cosa non lo è? Il buon Eco sostiene che il termine sia buono 'a tout faire', e che lo si usi per indicare qualunque cosa piaccia a chi ne parla. A me è capitato più spesso di sentirlo applicato a letteratura che non piaceva a chi la definiva 'postmoderna', il che complica inevitabilmente le cose.

In ogni caso la soluzione trovata da me e dall'interlocutore filopostmoderno è, per lo più, quella dell'amore sconfinato per alcuni autori più o meno postmoderni - e se non lo sono o lo sono in parte poco male. David, Kurt, John, forse Chuck, e da loro in espansione per collegamenti con altre letture citate, come George, Johnatan, Ludwig, Dave, Douglas. Questa è l'infinitite.